IWCB visits la rinomata azienda vinicola di Radda di Chianti che ha appena aderito all’Italian Wine Crypto Bank (IWCB) con Baron Ugo, 2016. Monteraponi è solo l’ultima di importanti cantine (https://italianwinecryptobank.io/wines-and-wineries/) che hanno aderito all’IWCB, l’unica banca del vino cripto che combina vini pregiati, blockchain e criptovaluta.
MONTERAPONI, QUANDO FARE VINO È SCRITTO NEL DESTINO
Radda in Chianti si trova nel cuore della denominazione del Gallo Nero, ma in una zona estremamente caratteristica data dall’altitudine e da una campagna selvaggia. Michele Braganti, vignaiolo e proprietario di Monteraponi mi sta aspettando ed io non vedo l’ora di fare colazione con i suoi vini…
Quando vado a trovare i produttori amo percorrere il tratto finale di strada a piedi, prendendomi il tempo per immergermi nelle campagne che mi circondano, osservando i vigneti, la composizione del terreno:
camminando lungo lo sterrato il mio vestito nero è completamente ricoperto da un’impalpabile polvere bianca di alberese, che riflette la luce tra i filari, che mi colpiscono per la loro ardita pendenza. Da una vigna salta fuori un capriolo che sparisce nel bosco con due rapidi balzi: l’armonia con la natura di questo luogo è evidente.
Michele mi accoglie mi racconta il suo luogo del cuore, scanzonato ed irriverente ma allo stesso tempo commosso e conscio di quella che per lui è stata una storia fortunata.
La famiglia Braganti è una famosa famiglia di argentieri fiorentini, nel 74 il padre di Michele comprò il borgo medievale di Monteraponi che giaceva in stato di abbandono, dove inizia a vinificare, per divertimento, per poter regalare ad amici e clienti qualche bottiglia di vino.
Ma è nel ‘97 che inizia l’avventura di Michele come vignaiolo, quando a 23 anni, viene mandato in punizione a Monteraponi, dove viene spinto dai genitori a sistemare il borgo e darsi alla vita di campagna. Mai punizione si rivelò più felice, in un periodo dove tutti abbandonavano la campagna Michele si ritrova a scoprirla, ad imparare da un unico operario le buone tecniche contadine.
Da principio enologi illustri passarono da Monteraponi scuotendo la testa, dicendo che il Sangiovese a quelle altitudini matura male, viene scarno, e suggerendo a Michele di disfarsi delle vecchie vasche in cemento per sostituirle con acciaio, e legno, e piantando vitigni internazionali per arricchire il vino.
Ma Michele ha una visione diversa, pulita e franca, che trova riscontro nella stessa visione di Daniele Rossellini, che ben lo consiglia, mantenendo le vasche di cemento ed usando i legni in maniera sapiente.
Il coraggio e l’audacia di Michele ha portato Monteraponi a formare quella sua personalità unica che lo distingue da tutti i vicini: lo stile borgognone, elegante fresco e sferzante.
L’azienda, biologica certificata conta più di 200 ettari tra boschi, fiumi e laghetti, 12 ettari e mezzo di vigna, dove la più “bassa” sorge a 400 mt.
Vi parlerò di Baron Ugo, uno dei vigneti più antichi, soltanto un’ettaro che siede a ben 570 mt sul livello del mare. La posizione orientata a sud est è perfetta poiché l’uva vede il primissimo raggio di sole, e la pendenza eccezionale porta ad avere uve in perfette condizioni sanitarie.
La produzione di questa vigna è ovviamente limitatissima, poche migliaia di bottiglie da uva selezionata scrupolosamente, un blend naturale a base di Sangiovese, dove fanno capolino anche colorino caniaolo e trebbiano, come tradizione vuole.
Baron Ugo 2016 nel bicchiere richiama ancora la mia amata Côte de Nuits, il colore rubino, scarico ma luminoso e brillante, al naso la mammola, l’iris ed il lillà ma la complessità e gli aromi si inseguono, ora note cipriate ora balsamiche, in bocca un sorso sapido e sanguigno, ed i tannini invece setosi e finissimi.
La migliore colazione che avessi potuto desiderare. Bravo!
Davide Casalin, Email: [email protected]