Mi accingo a visitare il Castello di Brolio e le cantine della famiglia Ricasoli, con una certa riverenza: i Ricasoli infatti hanno contribuito non solo a scrivere la storia del vino, ma anche quella italiana.
Sara` Elisabetta Dona` delle Rose, nipote del Barone Ricasoli, a farmi da cicerone tra le mura di questo incantevole castello appartenente alla famiglia dal 1141 e ultimo avamposto fiorentino prima di Siena.
La posizione del castello e` infatti ideale, sia da un punto di vista strategico, dominando le colline dinnanzi a Siena, sia da un punto di vista enologico; circondato da ben 240 ettari di vigneti che comprenendo una variegata tessitura del suolo:da limo e ciottoli, ad argilla, galestro,alberese e gesso, rendendo Ricasoli in assoluto la piu` rappresentativa delle aziende del Chianti Classico per espressività territoriale.
Il Barone Bettino Ricasoli (1809-1880) si rese parte dell’unificazione italiana ricoprendo per due mandati la carica di Primo Ministro dopo Cavour: uomo di scienza oltre che di politica, si interesso` alla ricerca enologica creando il primo blend del Chianti nel 1872, instancabile ricercatore studio` a fondo la vite e le sue malattie, le differenti composizoni dei terreni e sperimentò innovative tecniche agronomiche.
La passione per la scienza, per la ricerca e l’innovazione vengono ereditate dal Barone Francesco Ricasoli, che ritorna alla guida dell’azienda nel 1993. Da allora il Barone investe numerosissime risorse e si fa pioniere della sperimentazione nei suoi vigneti, e nello studio del Sangiovese ,deciso a declinarlo nelle sue espressioni piu` pregevoli.
La ricerca perpetrata mira a dimostrare come ogni singola particella, in base alla composizione del terreno, all’esposizione ed alla tipologia di Sangiovese piantato, dia vita a vini completamente differenti e caratteristici, non differentemente da quando fecero i monaci benedettini in Borgogna.
La ricerca pero` non si limita al territorio e alla vinificazione, vengono infatti utilizzate tecniche innovative e per migliorare la sostenibilità e l’impatto ambientale, come la confusione sessuale degli insetti per evitare l’uso di pesticidi, l’uso di concimi organici e di lieviti indigeni.
Nonostante i numerosi ettari vitati la vendemmia viene effettuata unicamente a mano, selezionando in piu’ riprese i grappoli migliori. La vinificazione viene effettuata con lo scopo di esaltare le caratteristiche territoriali, senza andare a modificarne le caratteristiche in cantina, facendo un uso sapiente dei legni che non sovrastano mai il vino.
Filippo Vannini, export manager dell’azienda, mi guida nella degustazione dei vini di punta dell’azienda, che mi colpiscono per le loro differenze: la potenza muscolosa di Historia Familae, super tuscan vibrante e profondo, dai profumi di spezie e di terra, con tannini giovani e scalpitanti.
Ed ecco il Colledila` cru di Sangiovese che mi ammalia il suo profumo di giglio fiorentino e glicine, e un sorso sapido e setoso che mi ricordano un Pinot Noir.
Questi due vini entreranno dunque a far parte della collezione di vini eterni della Italian Wine Crypto Bank, certi che la loro evoluzione regalerà un’esperienza sensoriale indimenticabile.
The Wine Value Chief Analyst – Italian Wine Crypto Bank